La commissione europea ha dato l’ok per il piano banda ultra larga in Italia: il piano, da circa 4 miliardi di euro, è stato giudicato idoneo e rispettoso delle norme dell’Unione Europea in materia di aiuti di stato.
E’ stata la commissaria europea Margrethe Vestager ad approvare il piano per la banda ultra larga dell’Italia, dichiarando che questo “non è distorsivo della concorrenza, consentirà a cittadini e imprese di usare internet in maniera più veloce ed aiuterà il paese a costruire le necessarie infrastrutture, contribuendo così alla creazione di un mercato unico digitale connesso nell’Unione Europea“. La commissione europea ha valutato il piano rispettoso di quelle che sono le norme imposte per gli aiuti di stato, volti ad assicurare che il finanziamento pubblico non vada a sostituirsi agli investimenti privati. Le norme furono imposte nel 2013 e hanno lo scopo di assicurare che tutti i prestatori di servizi possano effettivamente utilizzare l’infrastruttura finanziata pubblicamente su base non discriminatoria, per proteggere la concorrenza effettiva: la strategia dell’Italia punta ad accrescere dunque la copertura della connessione internet ad alta velocità, attraverso un piano per la banda ultra larga che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2022 ed avrà lo scopo di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di estenderla all’85% della popolazione italiana e degli edifici pubblici. L’infrastruttura sarà gestita per i primi due cluster da Enel Open Fiber.
L’Italia ha come scopo quello di andare a coprire le zone completamente escluse dagli investimenti dei privati, prive dunque di qualsiasi accesso alle reti di nuova generazione. Il piano per la banda ultra larga si pone dunque l’obiettivo di garantire a queste aree bianche una connessione internet veloce e di ultima generazione, che possa garantire almeno una velocità superiore a 30 Mbps.
Il piano per la banda ultra larga in Italia non finirà con il collegare le nuove reti di accesso alle infrastrutture già esistenti degli operatori storici, bensì si creeranno nuovi punti di interconnessione neutrali, allo scopo di garantire a tutti gli operatori la possibilità di raggiungere in parità queste nuove infrastrutture: rendendo disponibile la nuova infrastruttura a tutti, si stimolerà la concorrenza fra gli operatori, a vantaggio anche degli stessi consumatori.
Ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, che il piano “rappresenta uno dei più importanti processi di modernizzazione economica della storia della repubblica, per citare il presidente dell’Antitrust Pitruzzella. Dopo vent’anni il Paese tornerà ad avere una rete pubblica nelle aree bianche” e che il piano non riguarda “un’Italia residuale, ma di 7300 Comuni italiani su 8mila e 13 milioni di cittadini. Per capirci più del 70% delle imprese lombarde si trova in aree a fallimento di mercato“. Ha poi aggiunto che il piano per la banda ultra larga in Italia “deve garantire investimenti adeguati e un’effettiva parità di condizioni ai privati perché possano offrire in concorrenza i propri servizi sulla rete e, soprattutto, deve assicurare stessi potenziali livelli di connettività a tutti gli italiani, a quelli delle città e a quelli delle campagne, al Nord come al Sud, ai giovani e ai più vecchi. Evitare, insomma, un’Italia che viaggia su Internet a due velocità“.